Bendetto Brandimante, Martirio di San Giovanni Battista

Autore: Benedetto Brandimarte, anche detto "Brandimarti"

Titolo dell'opera: Martirio di San Giovanni Battista

Data: 1590

Ubicazione: Chiesa di San Pietro in Banchi, Genova

Dimensioni: cm 373 X 220

Tecnica: olio su tela

 

Descrizione dell'opera

Il pittore Benedetto Brandimarte iniziò a ricevere un salario per la sua attività genovese dal 1582, ingaggiato l'anno precedente dal principe Giannandrea Doria, secondo un probabile suggerimento del segretario Pompeo Arnolfini, nato a Lucca come l'artista in questione. Il principe Doria, mecenate d'arte, nel segno della tradizione familiare, affidò a Brandimarte la decorazione dell'organo della Chiesa di San Benedetto e il corredo pittorico di altre chiese liguri dei suoi feudi. Tra queste la appena riedificata Chiesa di San Pietro in Banchi, già San Pietro "alla porta" distrutta da un incendio nel 1398. Giovanni Battista è il committente del nostro dipinto. Gio. Battista era governatore di Savona, ambasciatore presso le corti di Spagna e Francia, e compare nel 1588 nei "Rolli degli alloggiamenti pubblici di Genova": i palazzi d'eccellenza delle famiglie nobili genovesi, che nel Secolo d'oro della città in base a un sorteggio pubblico, ospitavano con tutti gli oneri e gli onori le visite ufficiali di viceré, principi, governatori, personalità di spicco, ambasciatori e anche Papi, Imperatori e Cardinali. Saluzzo commissiona al Brandimarte la Decollazione di San Giovanni Battista nel 1590 per la sua recente cappella sul lato destro della navata, a i cui lati del dipinto sono poste le statue dei genitori del Battista, Elisabetta e Zaccaria. Proprio il 1590 è l'anno in cui l'attività del pittore, a cavallo tra XVI e XVII secolo, inizia a essere ben documentata.

La tela della Decollazione di San Giovanni Battista

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La tela della Decollazione di San Giovanni Battista

La raffigurazione della morte del Battista, patrono di Genova, è inserita nel contesto di vari episodi della sua leggenda. Il momento iniziale della vicenda è sullo sfondo, nella penombra, dove si scorge la figura seminuda e danzante di Salomé con in mano una rosa fresca e un giglio rosso, che le vennero attribuiti secondo i vangeli apocrifi; successiva è la scena principale, messa in risalto dalla luce che domina sulla decapitazione del Battista: il boia dalla spada ancora insanguinata porge la testa di Giovanni su un vassoio a Salomè, che si rivolge in un gesto quasi sinuoso alla madre Erodiade. Giovanni decapitato è piegato sul davanti, con le mani legate dietro la schiena e molto sangue sul pavimento. A terra rimane la croce di canne, tipica dell'iconografia di San Giovanni, con la scritta “Ecce agnus dei”. Infine il rimorso di Erode, nell'ombra sulla destra, affranto per aver esaudito il desiderio manifestatogli da Salomè, mentre tra i commensali uno lo indica sottolineando la responsabilità del re per l'accaduto. Sopra l'intera scena tre angioletti volteggiano con movimento rotatorio e si dimostrano essere un particolare replicato dal pittore, più per quanto riguarda l'aspetto iconografico che non quello stilistico-compositivo, anche in altre sue opere come la Natività della chiesa di S. Agostino di Loano e la pala di Fra Bartolomeo rappresentante l'Apparizione dell'Eterno alle Sante Maddalena e Caterina oggi alla Pinacoteca Civica. Le fonti sono discordanti nel criticare la tela, ora elogiando l'autore per l'ottimo modo di dipingere e il miglioramento rispetto a tele precedenti secondo Soprani, ora criticandone l'attività in aperta polemica con la scelta dei committenti genovesi di chiamare artisti "forestieri" come ci dice Ticozzi. Il martirio di San Giovanni era infatti poco amato nei secoli precedenti e considerato opera impopolare, come riferisce lo studioso novecentesco Guido Mondani, per l'artificiosità estrema del manierismo con i suoi stilemi. Innanzitutto la brillantezza dei colori che si manifesta nelle vesti e soprattutto nel particolare cruento del sangue sgorgante dal corpo privo di vita del Battista, poi l'avvitarsi delle figure nel movimento rotatorio, come nella figura serpentinata di Salomè o dei puttini volanti. Brandimarte è ogni modo portatore della ormai fase matura della maniera nata a Roma, mentre inizialmente il nuovo gusto del centro-Italia arriva a Genova già nel 1520 con la "Lapidazione di Santo Stefano" di Giulio Romano, il cui effetto è però limitato. Sodalizi come quello tra il Saluzzo e Benedetto Brandimarte hanno invece la loro ragione d'essere nel periodo storico successivo alla forte e importantissima cesura del 1528: Perin del Vaga arriva da Roma con la sua eredità raffaellesca, al servizio del famoso Ammiraglio Andrea Doria, di cui Giannandrea Doria, primo committente genovese di Brandimarte, è discendente.

 

Fonti

  • RAFFAELE SOPRANI, Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forestieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1674, pg. 299 "Erano da Pompei Arnolfini Secretario del Signor Principe Doria molto stimati i pennelli di Benedetto Brandimarte Pittor Lucchese, e perciò egli indusse quel Signore a chiamarlo in sua casa nella quale essendo quegli prontamente venuto, gli furono dati a dipingere i portelli dell'organo della Chiesa di San Benedetto dove parimente fù da esso dipinta la tavola della Santissima Annonciata, e segnata col suo nome l'anno di nostra salute 1592 nelle quantifiche (come di presente si può vedere) mostrò egli di esere più ardito nell'operare, che ben fondato ne precetti dell'arte da lui professata, e pure non fu così giudicato in quel momento: ma più tosto n'acquisto egli tal credito, che fu da molti approvato per ottimo il suo modo di dipingere, a parere de' quali adherendo il Sig. Gio. Battista Saluzzo volle che per mano di Benedetto fossa fatta la tavola della Decolatione di San Giovanni, che fece poi collocare nella sua Cappella posta in San Pietro in Banchi; la quale opera essendo superiore in bontà alle sopra narrate, ci fà credere che migliori debbano esser state l'altre tutte ch'egli andò poi mentre visse facendo; ma non trovandosi in Genova altra tavola di sua mano, dalla quale io possa prender matteria di maggiormente discorrere delle doti di questo Pittore, fermerò per hora la penna, dovendo bastare all'istessa l'haverne registrato frà le serie di quei forestieri Pittori, che lasciarono in Genova qualche saggio del proprio valore."
  • STEFANO TICOZZI, Dizionario dei pittori, rinnovamento delle belle arti fino al 1800, Tipografia di Vincenzio Ferrario, Milano 1818, pg. 65
  • STEFANO TICOZZI, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, intagliatori in rame e in pietra, coniatori di medaglie, musaicisti, niellatori, intarsiatori, d'ogni età e d'ogni nazione, volume I, Tipografia di Vincenzo Ferrario, Milano 1830, pg. 212 "Brandimarte (Benedetto) pittore lucchese che fioriva in sul declinare del sedicesimo secolo, fu nel 1592 chiamato a Genova dal principe Doria per dipingere la chiesa di s. Bendetto, nella quale opera non uguagliò di lunga mano il merito de' valenti pittori genovesi che in allora fiorivano nella patria del Doria"

 

Bibliografia

TERMINIELLO ROTONDI, GIOVANNA, L'attività di Benedetto Brandimarte in Liguria, in "La Provincia di Lucca", 1970/n.1, pagine 139-144.

MONDANI, GUIDO, Conoscere Genova – le chiese genovesi del centro storico, volume VI, Genova, 1984.

PIACENZA, GIUSEPPE, I Vangeli dipinti nelle Chiese di Genova, Genova, 2007.

 

Immagini


La Decollazione di San Giovanni Battista in San Pietro in Banchi

La Decollazione di San Giovanni Battista in San Pietro in Banchi

Particolare della tela del Brandimarte, il Battista decollato

Particolare della tela del Brandimarte, il Battista decollato

Particolare della tela del Brandimarte, Salomé e vassoio

Particolare della tela del Brandimarte, Salomé e vassoio

Statua di Elisabetta, madre del Battista, alla sinista del dipinto

Statua di Elisabetta, madre del Battista, alla sinista del dipinto

Statua di Zaccaria, padre del Battista, alla destra del dipinto

Statua di Zaccaria, padre del Battista, alla destra del dipinto

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022